NIKI APRILE GATTI, FURIO LO FORTE E LA VOCE DELLE VOCI

“Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da
ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla
tirannia degli uomini malvagi.
Benedetto è colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è, in verità, il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la
mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e
furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad
ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai
che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la
mia vendetta sopra di te!!!!!!!!”
(Ezechiele, 25:17.)

POST  DEL  04 LUGLIO  2010 

La voce delle voci VOCE

Grossi interessi finanziari, ma anche responsabilita’ della magistratura, dietro il “suicidio” in carcere di Niki Aprile Gatti. Sul caso torna ora Elio Lannutti, all’indomani dell’archiviazione decisa dal gip.

* * *

Tutte le strade portano in Inghilterra. Non esiste praticamente nessuno dei recenti casi giudiziari o di cronaca con tante zone d’ombra – dal caso Elisa Claps, con l’esilio dorato di Danilo Restivo a Bournemouth, fino alla sciagura della BP nel Golfo del Messico – che in una maniera o nell’altra non riconduca nelle terre di sua maesta’ la regina Elisabetta. Patria ed origine di tutte le massonerie mondiali. Ma oltremanica ci porta anche una vicenda che ancora brucia nel cuore dei familiari e grida vendetta sul web, dentro i tanti comitati spontanei che chiedono verita’ e giustizia per un caso giudiziario assurdo.
La vicenda, tragica, e’ quella che ha travolto la giovane vita di Niki Aprile Gatti, tecnico informatico presso un’azienda di San Marino. E’ accaduto due anni fa, prima che dal Titano cominciasse ad emergere il fiume di denaro sommerso custodito nei caveau delle banche locali. Ma oggi il caso riesplode grazie ad un’interpellanza al calor bianco presentata nelle scorse settimane da Elio Lannutti, che riconduce le circostanze oscure della morte di Niki agli scandali finanziari aventi come epicentro il piccolo stato autonomo. Il riferimento e’ all’asse Londra-San Marino, lungo il quale corrono gli affari illeciti di giganti della telefonia, da Telecom a Fastweb. Quell’asse lo ritroviamo nell’inchiesta “Premium” (per la quale fu arrestato Gatti) e nella vicenda Telecom Sparkle-Fastweb, un giro di denaro sporco e riciclaggio internazionale da due miliardi di euro e 400 milioni di Iva evasa: nel mirino della Procura romana sono finite, fra gli altri, Telecom Italia Sparkle spa e Fastweb spa, accusate di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata.
Ma non basta. Perche’ poche settimane fa il gip di Firenze ha accolto la richiesta di archiviazione per le indagini sulla morte di Niki Aprile Gatti presentata dai pm. Dipendente di una delle aziende sammarinesi (la Oscorp) finite nell’inchiesta Premium condotta dal sostituto fiorentino Paolo Canessa, Gatti, 26 anni, incensurato, viene arrestato il 19 giugno 2008 con l’accusa di frode informatica dopo essere stato convocato dall’avvocato del gruppo, Franco Marcolini. Tradotto inspiegabilmente (unico fra gli indagati) nel carcere di massima sicurezza di Sollicciano, comincia subito a collaborare con gli inquirenti per fare chiarezza. I vip arrestati, nel frattempo, pur essendosi avvalsi della facolta’ di non rispondere, vanno ai domiciliari, mentre per Niki si conferma il carcere duro. Pochi giorni dopo, il 24 giugno, verra’ trovato impiccato ad una corda ricavata da strisce di jeans e lacci di scarpe nel bagno della cella 10 della quarta sezione. E fin da subito gli inquirenti avvalorano l’ipotesi del suicidio, contro ogni evidenza. 30 giorni dopo l’appartamento di Gatti viene completamente svaligiato. La Procura di San Marino archivia la denuncia di furto, ma non si hanno tracce del personal computer di Gatti. «Le testimonianze dei suoi due compagni di cella, fondamentali nel confermare il suicidio, non collimano – tuona Lannutti – e non trova risposta il dubbio sul fatto che lacci di scarpe e strisce di tessuto jeans possano sorreggere un uomo di 92 chilogrammi, cosi’ come non la trova la presenza di lacci di scarpe in un carcere di massima sicurezza o la capacita’ per un detenuto di creare a mano strisce di tessuto jeans».
A completare il quadro delle stranezze arriva un particolare inedito: possibile che tutto questo sia accaduto ad un indagato del pm Paolo Canessa, tanto esperto di questioni finanziarie da risultare nell’elenco dell’Arpa, il tavolo dei magistrati voluto da Via Arenula per una collaborazione a tutto campo fra banche (in primis Unicredit) e Procure della repubblica?

(http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=315)

INTERROGATIVO IMPORTANTISSIMO…….


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