Fra le mie dita tenevo un gioiello quando mi addormentai. La giornata era calda, era tedioso il vento E dissi “Durerà”. Sgridai al risveglio le dita inconsapevoli La gemma era sparita. Ora solo un ricordo di ametista A me rimane……….(Emily Dickinson)
Oggi Vi riporto un articolo di Daniele Nalbone uscito sul Giornale “Liberazione” del Maggio 2010...
Gatti, fu suicidio. Solo per i Pm
Archiviata, come suicidio, la morte di Niki Aprile Gatti. La
magistratura fiorentina ha deciso. Sull’inchiesta per la morte
del 26enne informatico abruzzese, avvenuta nel carcere di
Sollicciano il 24 giugno 2008, arriva, in data 5 maggio 2010,
la parola fine. Questa la notizia che, probabilmente, in
qualsiasi altro quotidiano sarebbe relegata fra le brevi,
sempre che vi trovasse spazio. Ma c’è qualcosa che non
convince nessuno, non solo mamma Ornella, i parenti e gli
amici di Niki, il Comitato Giustizia e Verità che è nato, pochi
mesi dopo la sua morte, per non dimenticare, per non
arrendersi. Quel qualcosa emerge semplicemente ricordando
come andarono le cose. Ne scrivemmo, su questo giornale, il
29 aprile 2009. Ornella commentò così, sul blog che porta il
nome di suo figlio, quell’articolo: «Sfondato il silenzio stampa
intorno alla morte di Niki». Da allora diversi giornali e molte
televisioni raccontarono quella triste storia che, partita dal
sito di Grillo, è ormai di dominio pubblico. La speranza, di
tutti noi, era che parlandone si sarebbe evitata
l’archiviazione. Che su quelle ore trascorse all’interno del
carcere di Sollicciano fosse fatta chiarezza. È la mattina del
19 giugno 2008 quando Niki viene arrestato, a Rimini,
insieme ad altre diciotto persone, tra le quali il titolare della
Oscorp, la ditta per la quale Niki lavorava, nell’ambito
dell’inchiesta Premium per truffa telefonica e frode
informatica condotta dal magistrato fiorentino Paolo Canessa
riguardante quattro società sammarinesi, la Fly Net di Piero
Mancini, presidente dell’Arezzo Calcio, e diverse società con
sede a Londra. Già, proprio quell’asse, San Marino – Londra,
balzato sulle pagine di tutti i giornali per il famoso caso
Eutelia – Gruppo Omega. Un’asse sul quale è la criminalità
organizzata a farla da padrone. Niki viveva a San Marino da
due anni e mezzo: «Fin da piccolo» ricorda sempre mamma
Ornella «era un genio del computer. Un genio purtroppo finito
nelle mani sbagliate». Niki fu l’unico dei diciannove ad essere
condotto nel carcere di Sollicciano. Niki fu l’unico a non
avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai Pm. Nel
carcere, però, Niki riceve, il 21 giugno, dopo tre giorni di
isolamento, un telegramma che lo invita a cambiare
avvocato. Il 23 giugno mamma Ornella parte per il Tribunale
di Firenze. Sarà quella l’ultima volta che mamma e figlio
potranno incrociare i loro sguardi. Ventiquattro ore dopo, alle
13,25 del 24 giugno, con una telefonata sul cellulare Ornella
viene a sapere che Niki si è suicidato, in bagno, durante l’ora
d’aria. Pochi giorni dopo, il marito di Ornella, rimasta a casa
distrutta dal dolore, e suo cognato partono alla volta di San
Marino per chiedere al padrone di casa di Niki un mese, due,
per svuotare l’appartamento. Ma appena il proprietario di
casa apre la porta, i tre si trovano davanti a una “rapina perfetta”. La casa di Niki è stata completamente svuotata.
Niente pc, niente effetti personali, nemmeno una maglietta.
Come non bastasse la criminalità organizzata sull’asse San
Marino – Londra e l’appartamento perfettamente ripulito da
ogni possibile prova per l’inchiesta Premium, come non fosse
già troppo strano che un indagato che decide di collaborare si
suicidi pochi giorni dopo aver cambiato legale con un
telegramma, altre due elementi contribuiscono a gettare
ombre sul caso. La prima: Niki, evidentemente sapendo di
correre rischi, chiese di essere lasciato in cella da solo o,
almeno, di essere recluso con detenuti non violenti. Di tutta
risposta, venne messo in una cella della quarta sezione con
due detenuti per i quali era stata disposta una sorveglianza
assidua. La seconda, agghiacciante, riguarda l’autopsia sul
corpo del giovane informatico: il medico che ha effettuato
l’esame atuptico, il dott. Fortuni, perito di parte degli agenti
incriminati nei casi Pantani, Bianzino,e altri…, nella
rappresentazione suicidaria ha riferito di un segno di circa 6-7
centimetri lasciato sul collo dal cavallo dei jeans con i quali
Niki si è tolto la vita. Ebbene, nelle foto inserite nella
documentazione non c’è traccia di nessuna striscia ma solo
del segno di un laccio. Discrepanza confermata anche dalla
consulenza tecnica medico/legale. E, sinceramente, che un
ragazzo di 92 kg possa impiccarsi con un laccio o con dei
jeans tagliati, scusateci, ma ci sembra quantomeno difficile.
Ma evidentemente tutto questo non è stato sufficiente a far
sì che la morte di Niki non fosse archiviata come suicidio.
La sensazione è che, come ha scritto sul suo blog mamma Ornella, «il 5 maggio 2010 Niki è stato ucciso per la seconda volta».
09/05/2010
Daniele Nalbone
…..E TANTE…TANTISSIME ALTRE COSE “OSCURE”
NIKI E’ STATO UCCISO
Conclusione???? A distanza di 6 ANNI?????
“Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto
fosse forte,
si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.”
MA NOI NON CI ARRENDIAMO!!!!!!!!
LORO HANNO ARCHIVIATO NOI NO!!!!!!!!!!!!!
SIAMO QUI E RESTEREMO QUI…ANCHE FRA MILLE ANNI!!!!!!!!!!!!!!
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