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NIKI APRILE GATTI,LA SCUOLA DIAZ,LA STRAGE DI MILANO, L’ASSOCIAZIONE

nikioggi
“Ciò che conduce l’uomo a osare e a soffrire per edificare società libere dal bisogno e dalla paura è la sua visione di un mondo fatto per un’umanità razionale e civilizzata. Non si possono accantonare come obsoleti concetti quali verità, giustizia e solidarietà, quando questi sono spesso gli unici baluardi che si ergono contro la brutalità del potere.”
Aung San Suu Kyi

 Sono seduta  qui sul nostro scalino fuori la Libreria, dove siamo stati insieme tante volte la domenica mattina, il nostro angolo solitario in cui si parlava di tutto quello che ci accadeva e si progettava il futuro…..un futuro mai arrivato, rubato, ucciso….

Piango, scrivo, penso,…..ri-penso.. ri-piango….tutto inutile….Niki

Questa mattina avremmo sicuramente parlato oltre che di noi anche degli ultimi accadimenti, della condanna della Corte Europea all’Italia per i fatti accaduti alla scuola Diaz….

Scuola Diaz: “Blitz della polizia fu tortura”. Corte europea condanna l’Italia

 La decisione dopo il ricorso di Arnaldo Cestaro, 62enne all’epoca del pestaggio avvenuto il 21 luglio 2001 al termine del G8 di Genova. I giudici: “Legislazione inadeguata rispetto agli atti di tortura e assenza di misure dissuasive”. Nel mirino anche prescrizione e indulto di cui hanno beneficiato agenti e dirigenti di Ps imputati. Riconosciuto risarcimento di 45mila euro. L’accusa del pm Zucca: “Governi furono sordi”

g8-scuola-diaz-675 Il blitz della polizia alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, “deve essere qualificato come tortura”. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia non solo per quanto commesso nei confronti di uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. La Corte ha dichiarato all’unanimità che è stato violato l’articolo 3 della Convenzione: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti“. Il ricorso è stato presentato da Arnaldo Cestaro, 62enne all’epoca del pestaggio, militante vicentino di Rifondazione comunista che dalla Diaz uscì con fratture a braccia, gambe e costole che hanno richiesto numerosi interventi chirurgici negli anni successivi. All’epoca il referto dei medici genovesi sottolineò “l’indebolimento permanente dell’organo della prensione e della deambulazione”. Cestaro è poi diventato un attivista del Comitato verità e giustizia per Genova che, come tante altre organizzazioni impegnate sul fonte dei diritti, ha accolto con favore la sentenza. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire alla vittima 45mila euro per danni morali. “I soldi non risarciscono il male che è stato fatto. E’ vero, è un primo passo quello di oggi, ma mi sentirò davvero risarcito solo quando lo Stato introdurrà il reato di tortura”, afferma Cestaro all’Adnkronos. “Oggi ho 75 anni ma non cancellerò mai l’orrore vissuto. Ho visto il massacro in diretta, ho visto l’orrore del nostro Stato. Dopo quindici anni, le scuse migliori sono le risposte reali, non i soldi”.

Avremmo commentato che se avessimo abitato un Paese “normale”, non sarebbe servita la sentenza europea, le immagini viste tante volte su quei giorni erano piu’ che esaurienti, ma l’Italia è il paese degli occultamenti, dei depistaggi, …delle false verità…per questo è seconda solo a se stessa!! Ben lontana dalla frase che tu scrivesti su quel compito in classe…:” In una vicenda bisogna saper raccogliere tutti gli aspetti in modo che la Verità ci venga mostrata”

In Italia bisognerebbe riscoprire il significato semantico della parola “VERITA'”…quando MAI una Verità viene mostrata??Maestri in Logge e Servizi Segreti…..la verità fatta passare come tale nella realtà non è mai coincidente.

Avremmo certamente commentato anche la strage al Tribunale  di Milano….

Milano, imputato di bancarotta fa strage in tribunale: “Vendetta contro chi mi ha rovinato”

Sono tre le vittime di Claudio Giardiello: un giudice, il suo ex avvocato e il coimputato. Le telecamere della sicurezza lo hanno ripreso mentre mostrava all’ingresso un falso tesserino. Dopo l’arresto ha avuto un malore. Il ministro Alfano: “Era pronto a uccidere ancora”. L’avvocato ucciso: “Vado a testimoniare perché bisogna avere coraggio”

milanoUn falso tesserino da avvocato per entrare in tribunale (le telecamere lo hanno ripreso mentre lo mostrava all’addetto) con in tasca una pistola regolarmente detenuta e due caricatori pieni. Tredici colpi calibro 7.65 per compiere una strage. E’ di tre morti e due feriti (uno, molto grave, Davide Limongelli, è il suo stesso nipote) il bilancio della mattina di terrore a Palazzo di Giustizia di Milano, dove l’imputato di un processo per bancarotta fraudolenta, l’immobiliarista Claudio Giardiello, 57 anni, ha ucciso il giudice Ferdinando Ciampi, Giorgio Erba (suo coimputato nel processo sul fallimento dell’Immobiliare Magenta di cui Giardiello era socio di maggioranza) e il suo ex avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani che nel processo era testimone. “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato” avrebbe detto ai carabinieri, subito dopo la cattura. Le ultime parole dell’avvocato ucciso, invece, sono state queste: “Non ho nessun problema a testimoniare, nella vita bisogna essere coraggiosi”. Le riporta un collega, Vinicio Nardo, in apertura dell’assemblea dell’Anm che è stata convocata nell’aula magna del tribunale dopo la strage.

Diceva Mahatma Gandhi che,  occhio per occhio serve solo a rendere tutto il mondo cieco.

La vendetta è un’azione che si vorrebbe compiere  perché ci si sente  impotenti: non appena l’ impotenza scompare, svanisce anche il desiderio di vendicarsi. E quindi si avrebbe tanta meno rabbia se le cose e la Giustizia funzionassero davvero!La vita umana è sacra e dobbiamo riappropriarci almeno di questa Verità. 

Vendicarsi significa uccidere il cane dopo che ti ha morso….non ti guarisce il morso….lascia questa cura alla vita!

Tu non eri assolutamente vendicativo  e avresti concordato con me….

Ma se allora al Signor Claudio Giardiello avessero ucciso un figlio cosa avrebbe fatto?? Avrebbe reso questa terra una landa desolata????????? Se gli fosse accaduto quello che è accaduto a me????? Il suo atto è da condannare senza se e senza ma…..

 

Niki non avrebbe voluto essere ricordato perchè è morto. Avrebbe voluto essere ricordato perchè era in gamba! Perchè qualunque cosa gli facevi fare, riusciva a farla meglio di come gliel’avevi chiesta…..Inseriva in ogni cosa la sua genialità….ogni cosa diventava unica….come lui……”Non lo so dove vanno le persone quando cessano di esistere.Ma so dove restano….”

E così per Pasqua Niki è stato con noi nell’Associazione, abbiamo donato circa 200 uova e libri e giocattoli ai bambini meno fortunati, abbiamo fatto la donazione ai Detenuti, abbiamo risposto a delle segnalazioni anonime di famiglie italiane, con Niki nel cuore ♥

 

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Ricordiamo a chi voglia aiutarci con l’Associazione donando il 5 per mille, che possono vedere qui  ASSOCIAZIONE NIKI APRILE GATTI ONLUS  tutti i riferimenti! Grazie ♥

 


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NIKI APRILE GATTI,L’HUFFINGTON POST, E UN’ALTRA PASQUA SENZA TE

bacio“Quando il Meglio è via, so che tutte le altre cose sono senza importanza. Il Cuore vuole ciò che vuole, il resto non gli importa…”
(Emily Dickinson)

….Ascolto gli uccelli che ad ogni primavera tornano ai nostri balconi e ciò che prima mi piaceva tanto, il risveglio della natura, i progetti per una estate da vivere, le finestre aperte, gli odori, i sensi….ora mi innervosiscono, mi angosciano, non mi arrendo alle stagioni che si accavallano senza di te….il mio grido costante:Dio cosa ti ho fatto?? Perchè?? Ho aiutato molte persone, ho sempre lavorato tantissimo, ho cercato     sempre il bene , Perchè??? Perchè tutto questo dolore?? Mai, mai ho detto perchè a Niki….non doveva accadere a Nessuno quello che è accaduto a Lui….

E per una volta Dio che ti ho chiesto di aiutare il mio Niki, tu non c’eri  per me……Dov’è il tuo Amore?? Dove la tua generosità?????

E’ tutto finito…..niente piu’ presente con Niki ..nè futuro…..solo passato….sopravvivo con la testa girata all’indietro…

La presenza della sua Anima l’avverto…ma quanto mi manca la sua presenza fisica!!!!!! Sono immersa nel mio dolore terreno, il mondo spirituale da me tanto studiato in anni “non sospetti” sperimentato, avvicinato, mi ha tradita…..dovevo essere in grado di riconoscere il male (anche se ben celato), la meschinità, la cattiveria……

Esce l’Articolo su Niki anche nell’Huffington post

Un’indagine, un morto, ma è stato tutto per un errore

Ornella Gemini è una donna che non può darsi pace. Suo figlio Niki Aprile Gatti è morto nel 2008 nel carcere di Solliciano: suicidio secondo gli inquirenti, suicidio simulato secondo lei. Ornella Gemini l’ho conosciuta lo scorso giugno ad Avezzano (ne ho parlato qui) e qualche giorno fa mi ha scritto e mi ha segnalato che nell’udienza preliminare che si è tenuta i primi di marzo (a sette anni e passa dagli arresti preventivi si parla ancora di udienza preliminare!) è emerso che la procura di Firenze che condusse l’operazione Premium su una presunta associazione a delinquere finalizzata alle truffe telematiche – inchiesta da cui scaturì l’arresto di 17 persone, tra le quali suo figlio – non aveva competenza sul caso e che il caso spettava invece alla procura di Arezzo.

Un dolore in più per Ornella Gemini: da anni lotta perché emerga la verità sulla morte di suo figlio, ora scopre che il pubblico ministero che aveva ordinato il suo arresto non aveva titolo per farlo… Ma soprattutto scopre “che se quel pm non avesse indagato sul caso Premium (non potendolo fare) Niki non sarebbe stato arrestato e sarebbe ancora vivo”. Intervistata da Il Garantista ha detto: “Cosa devo pensare? Che ho perso un figlio che era la mia vita per errore? Sono pronta ad azzerare tutto, fatemi tornare a casa mio figlio, una casa in cui dal 24 giugno 2008 non si vive più”.

“Se non avesse indagato…non potendolo fare”. Leggo e rileggo queste parole. Perché mi fanno pensare che l’errore di base sta proprio qui: nella pratica dell’indagine giudiziaria che sbatte la gente in galera per farla parlare, una pratica che da Mani pulite in poi, ma certo anche da prima, avvolge e controlla ogni momento della nostra vita. Indagine che diventa battaglia personale del bene contro il male dove la vittoria è sempre e soltanto l’arresto preventivo e il carcere. Ha detto bene poche settimane fa il presidente della Repubblica Mattarella all’inaugurazione dei corsi della Scuola superiore della magistratura a Scandicci: “Al magistrato si richiede profonda coscienza del ruolo e dell’etica della professione…un compito né di protagonista assoluto nel processo né di burocratico amministratore di giustizia”. E per essere più chiaro Mattarella ha aggiunto: “Vale sempre il monito di Calamandrei: “Il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici è quello dell’assuefazione, dell’indifferenza burocratica, dell’irresponsabilità anonima”.

Un’irresponsabilità anonima che, come appare, ha permesso nel 2008 l’arresto di Niki Aprile Gatti in base a una indagine che gli inquirenti fiorentini non potevano fare. Un errore certo… può capitare… ma che capita proprio per “assuefazione, indifferenza burocratica, irresponsabilità anonima”, per quella guerra personale messa in atto da certi pm-sceriffi che si credono padroni e domini della vita degli uomini. “La giustizia – diceva Josè Saramago – non serve a niente se non si pone al servizio dell’uomo. Perché altrimenti ci possono essere leggi ingiuste e una giustizia corrotta”. (Francesco Lo Piccolo)

Stendiamo davvero un velo pietoso sulla “giustizia”….non giudico non conoscendo gli atti, ognuno si sarà fatta la propria opinione negli 8 anni del caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’accusa di aver ucciso Meredith Kercher, ed ora assolti definitivamente.

Mi chiedo però, se le sentenze si rispettano, quale delle 4 diametralmente opposte è da rispettare?? La Verità è che la giustizia è un tritacarne e se ci capiti (per tua disgrazia) dentro, hai finito di vivere….in un senso ….o nell’altro!

LA TRIBUNA DI SAN MARINO

LATRIBUNA

Il Centro

GIORN

…..e  un’altra Pasqua senza di Te….♥ ♥

PASQUAPULCINO

E pure il tuo figlio

E pure il tuo figlio
il divino tuo figlio, il figlio
che ti incarna, l’amato
unico figlio uguale
a nessuno, anche lui
ha gridato,
alto sul mondo:
“Perché…!”
Era l’urlo degli oceani
l’urlo dell’animale ferito
l’urlo del ventre squarciato
della partoriente
urlo della stessa morte:” Perché””.
E tu non puoi rispondere
non puoi…
Condizionata onnipotenza sei!
Pretendere altro è vano.

(David Maria Turoldo)

Ti Amo Shalom Mammapersempre

….Buona Pasqua Amore mio…. ovunque tu sia ♥ ♥ 


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NIKI APRILE GATTI, IL GARANTISTA E….SCUSATE, AZZERIAMO TUTTO…..

ni

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Leggo sul Corriere di Arezzo:

Mancini e Cappietti, processo flop: si riparte da Arezzo

I giudici fiorentini che nel 2008 spedirono in cella Piero Mancini, allora presidente dell’Arezzo e imprenditore di successo, e Giovanni Cappietti, insieme ad un’altra decina di persone, non avevano competenza sul caso: spettava invece al tribunale di Arezzo occuparsi della presunta associazione a delinquere finalizzata alle truffe telematiche con i numeri 899. A questa conclusione si è arrivati soltanto oggi, mercoledì 28 gennaio 2015, a sei anni e mezzo dai fatti che per Mancini segnarono l’inizio dei guai culminati nella messa in amministrazione straordinaria del suo impero, la Ciet. Si è infatti svolta a Firenze dopo lunghissima incubazione, davanti al gup David Monti, l’udienza preliminare (!) per la vicenda Flynet. Ed è emerso che trattandosi di un fascicolo del 2007, non poteva essere applicata la disposizione che affida i reati di questo genere alla procura della Direzione distrettuale. Quindi il processo è stato azzerato e i faldoni per competenza arriveranno ad Arezzo dove tutto deve ricominciare quasi da capo. Mentre i tempi della prescrizione sono dietro l’angolo. E’ stato l’avvocato Luca Fanfani con una eccezione a mandare in tilt il procedimento penale che quindi non si reggeva su basi solide. L’inchiesta riguardava gli inganni telefonici e con le connessioni a internet: inconsapevolmente gli utenti venivano veicolati su numeri ad alto valore aggiunto, i premium. Da questo giochetto (del quale secondo le difese Mancini e Cappietti non erano a conoscenza) a trarne beneficiio erano soprattutto le società cui erano affidati i servizi. L’inchiesta all’epoca fece molto rumore. Uno degli arrestati si tolse la vita in carcere. La procura distrettuale si riteneva titolare del caso avendo anche contestato il riciclaggio a favore di una associazione mafiosa, ma un paio di anni dopo emerse l’infondatezza di tale ipotesi. Il resto è andato avanti fino ad oggi sul binario sbagliato. Tutto ripartirà da Arezzo.

Leggo e non credo ai miei occhi……. “UNO”????????????AZZERARE??????IL BINARIO SBAGLIATO??????? IO HO PERSO UN FIGLIO CHE ERA TUTTA LA MIA VITA!!!!

Commentiamo immediatamente io, mia sorella, Andreina Ghionna….NULLA, NON VENGONO PUBBLICATI I COMMENTI…. PERCHE’?????????????

garantista

nioggi

Oggi (04/03/2015) è uscito “IL  GARANTISTA” con una mia intervista, ecco l’Articolo:

«Non potevamo arrestare Niki», lui però è morto

La procura di Firenze che condusse nel 2008 l’operazione premium da cui scaturì l’arresto di 17 persone – tra le quali Niki Aprile Gatti, morto nel carcere di Sollicciano in circostanze poco chiare – non aveva competenza sul caso. È quello che è emerso durante l’udienza preliminare della settimana scorsa celebrata dopo ben sette anni dagli arresti preventivi.

Un caso clamoroso: i pm fiorentini che nel 2008 spedirono in custodia cautelare decine di indagati – tra i quali pezzi grossi come Piero Mancini, allora presidente dell’Arezzo e imprenditore di successo, e Giovanni Cappietti – non avevano competenza sul caso: spettava invece al la procura di Arezzo occuparsi della presunta associazione a delinquere finalizzata alle truffe telematiche con i numeri 899.

Una vicenda inquietante, un tortuoso percorso giudiziario dalle tinte fosche se si pensa che nell’ambito di quella inchiesta muore Niki Aprile Gatti.

Noi de Il Garantista abbiamo raggiunto Ornella Geminila madre del ragazzo che da anni lotta per avere verità e giustizia – e commenta la notizia con dolore: «Apprendo che i giudici fiorentini nemmeno dovevano aprire l’inchiesta per cui Niki era indagato, apprendo che eventualmente la procura doveva essere quella di Arezzo, apprendo che riparte tutto da lì e che tutto ciò che si è svolto è stato azzerato!».

Ornella Gemini a questo punto continua con dolore e rabbia : «Azzerato? Hanno azzerato anche mio figlio portandolo a Firenze. Ma a questo punto mi domando se mio figlio a Sollicciano ci doveva stare, oppure non era il carcere di competenza? Hanno azzerato il riciclaggio di denaro sporco a favore di un’associazione mafiosa, azzerato tutto. Si riparte da zero. Come si azzerano i presunti contatti con la mafia?».

 La madre di Niki non si dà pace: «Da zero? E mio figlio che era in custodia ”cautelare” come è stato cautelato dallo stato Italiano? Portandolo in un carcere duro e ”lasciandogli” i lacci? Consegnandogli un telegramma che non avrebbero dovuto ricevere visto che era in isolamento? Affiancandogli un avvocato che nulla aveva a che fare con il nostro contesto? Mettendolo in cella da incensurato con due detenuti ad alta pericolosità? Non consentendogli di fatto i contatti con la famiglia? Cosa devo pensare. che se si fosse avvalso della facoltà di non rispondere oggi sarebbe vivo? Devo pensare che è stato tutto un errore e che tutto verrà archiviato o prescritto? E perché hanno svaligiato il suo appartamento dopo la morte, queste persone cosa cercavano?».

Ornella continua: «Che azzerassero allora anche le archiviazioni per suicidio! Visto che mio figlio mai si sarebbe suicidato, devo pensare che non sono stati valutati a Firenze tutti gli elementi che avevano a disposizione?». E conclude: «Non ci ho creduto neppure per un attimo, così come non lo crede chi ha conosciuto Niki in vita e chi ha avuto modo di conoscere la sua vicenda attraverso il suo blog. Cosa devo pensare che ho perso un figlio che era la mia vita per errore? Sono pronta ad azzerare tutto, fatemi tornare a casa mio figlio, una casa in cui dal 24 giugno 2008 non si vive più!».

La vicenda di Niki Aprile Gatti è piena di ombre. Muore all’età di 26 anni nel carcere di Sollicciano il 24 giugno del 2008, all’interno della cella numero 10, IV sezione. Era in carcerazione preventiva da appena quattro giorni. Ufficialmente si sarebbe suicidato con un laccio delle sue scarpe annodato alla grata della finestra del bagno.

Ma per i familiari ci sono elementi e discordanze che fanno pensare a un suicidio simulato: il verbale del carcere attesta un sereno dialogo tra Niki e un agente alle ore 10 del 24 giugno, stessa ora e data in cui la perizia indica la morte di Niki; c’è il dubbio sul fatto che un laccio di scarpe possa sorreggere il peso di un uomo di 92 chilogrammi; ci sono testimonianze discordanti dei due compagni di cella; c’è la presenza illegittima dei lacci di scarpe nella cella con due detenuti autolesionisti e ad alta sorveglianza; l’autopsia in un primo momento parla di impiccagione con strisce di jeans, nonostante l’evidenza del segno sottilissimo sul collo e la restituzione dei medesimi pantaloni intatti.

Niki Aprile Gatti viene arrestato il 19 giugno del 2008 a San Marino, insieme ad altre diciassette persone, con l’accusa di presunta frode informatica nell’ambito dell’inchiesta Premium: incriminate la Oscorp SpA (dove lavorava Niki), Orange, OT&T e Tms, tutte residenti a San Marino; la Fly Net di Piero Mancini, Presidente dell’Arezzo Calcio, più altre “società offshore” con sede a Londra.

L’inchiesta Premium è stata avviata grazie alle denunce di migliaia di utenti di Firenze e Arezzo truffati a causa della tariffa maggiorata degli 899 o attraverso connessioni illegali a internet. Tale inchiesta si è andata a intrecciare ad altre indagini che approdano al filone perugino legato alle dichiarazioni del pluripentito – e molto spesso smentito per le sue dichiarazioni fasulle – Salvatore Menzo: mafia, broker che viaggiavano tra Londra e l’Italia, business di compagnie telefoniche, odor di riciclaggio riciclaggio di denaro sporco tramite società finanziarie, omicidi, conoscenze importanti come un esponente importante della Guardia di Finanza.  Uno degli indagati dell’inchiesta Premium era stato intercettato mentre parlava con il mafioso Salvatore Menzo per aiutarlo a riciclare il denaro – si parla di 55 milioni di euro – tramite lo Stato di San Marino.

 Niki Aprile Gatti non viene trasferito al carcere di Rimini così come avviene per gli altri 17 arrestati, ma, solo fra tutti, presso quello di Sollicciano.

Al termine dell’interrogatorio di garanzia, Niki è l’unico tra gli indagati a non avvalersi della facoltà di non rispondere. Si dichiara innocente e vuole uscire dal carcere al più presto. Nonostante ciò, gli viene confermata la custodia cautelare: poche ore più tardi, nella mattinata di martedì 24 giugno 2008, Niki viene trovato morto dai suoi compagni di stanza.

La madre, Ornella Gemini, viene avvisata direttamente sul suo cellulare: rito inusuale e senza rispetto del protocollo. Niki, secondo i familiari e gli avvocati, è stato ucciso proprio perché, da innocente, forse poteva rivelare alcuni elementi che avrebbero potuto creare enormi problemi.

Il Magistrato Lupi ha archiviato definitivamente la morte di Niki come suicidio. Ma senza chiarire le contraddizioni ben esposte dall’opposizione fatta dai familiari della vittima.

La prima opposizione fatta dalla famiglia, tra l’altro, sparì misteriosamente nei meandri della Procura. Così come sparirono i computer nell’appartamento di Niki a San Marino e che non furono mai sequestrati dalla Procura di Firenze: ma Niki non era stato arrestato e rinchiuso preventivamente in galera proprio per reati informatici? Ad oggi, domande senza risposta e con un’altra inquietante notizia: la Procura di Firenze non era di competenza e il processo si è azzerato. La prescrizione è vicina.

 

URLERO’ FINO ALLA FINE DEI MIEI GIORNI!!!!!!!!!!!!!!!! LA VERITA’ VERRA’ FUORI!!!

Tutta questa faccenda (che seguo giorno e notte da 7 anni) è il quadro dell’Italia ……Procure, “suicidi”, organi di stampa…. “prescrizioni”

 Un ringraziamento al Direttore del giornale “Il Garantista” e al Giornalista Damiano Aliprandi.

 

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